Ricordi
Vittorio Ottolenghi, un ricordo
di Giulio DIsegni
A pochi mesi dalla scomparsa dell’avv. Dario Tedeschi, ci ha lasciato un’altra grande figura dell’ebraismo italiano dell’ultima parte del Novecento, Vittorio Ottolenghi, anche lui avvocato, anche lui protagonista della lunga stagione delle Intese.
Un uomo schivo, riservato, dal tratto signorile, con il senso innato delle istituzioni e la consapevolezza del valore alto che l’ebraismo in Italia ha sempre rappresentato, Vittorio Ottolenghi ha presieduto con impegno e serietà l’Unione delle Comunità Israelitiche Italiane (poi divenuta Unione delle Comunità Ebraiche) in un quinquennio fondamentale per la storia della nostra minoranza in Italia.
Quello che va dalla primavera del 1978 all’inverno del 1983 è infatti il periodo in cui vennero studiate, elaborate e messe a punto le complesse relazioni tra lo Stato e l'ebraismo italiano: fu in quegli anni che vennero avviate le trattative e tracciate le prime bozze dell’Intesa che sarebbe stata poi siglata nel 1987, unitamente allo Statuto dell’ebraismo italiano.
E Ottolenghi era in prima linea, con Tullia Zevi, Dario Tedeschi, Guido Fubini, Giorgio Sacerdoti, a delineare quella che lui stesso, in un Convegno in occasione dei vent’anni dall’Intesa, definì "una svolta assai significativa nella storia di una collettività, come la nostra, da sempre custode gelosa dei suoi principi e costumi e al tempo stesso condizionata, in quanto minoranza, dalle società di cui si è trovata a far parte, ben spesso ostili e prevaricatrici”.
Ma fu in prima linea anche in quei terribili giorni dell’autunno 1982, quando nell’attentato palestinese al Tempio Maggiore di Roma, fu ucciso il piccolo Stefano Gaj Tachè e furono ferite decine di persone; e fu lui a guidare la visita, non certo semplice, al Presidente della Repubblica Pertini, nei giorni immediatamente seguenti.
Di lui ci rimane ora, oltre ai tanti ricordi di chi l’ha conosciuto e apprezzato, quanto il figlio David - in arte Gioele Dix - è riuscito qualche anno fa a farsi raccontare dal padre e a trasformare in un libro, Quando tutto questo sarà finito. Storia della mia famiglia perseguitata dalle leggi razziali, edito da Mondadori: un libro che va oltre l’autobiografia ed è la storia di una famiglia ebraica della borghesia milanese, stravolta dalle leggi razziali del 1938 e costretta alla fuga in Svizzera, raccontata attraverso gli occhi del piccolo Vittorio.
Giulio Disegni
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