di Riccardo Abram Correggia
(ex-Shaliach a Milano, storico, ora collaboratore del CDEC)

 

“La comunità è un luogo caldo, un posto intimo e confortevole. Oggi è sinonimo di paradiso perduto, un paradiso nel quale speriamo di poter tornare e di cui cerchiamo febbrilmente la strada.”

Ogni giorno mi sveglio e, per caso o per noia, mi imbatto in questa frase attribuita a Zygmut Bauman scritta su una cartolina ormai impolverata sulla mia scrivania.

Purtroppo, anche questa volta, Bauman non va lontano dalla verità. Quante persone con il mio stesso milieu educativo hanno sentito la mancanza di questo paradiso perduto? Quante persone hanno provato a ricrearne le basi? È proprio questa ricerca febbrile che da due anni a questa parte ha portato molti giovani, ormai usciti dal movimento Hashomer Hatzair, a percorrere diverse strade per trovare quella che possa più avvicinarsi ad una comunità sociale e culturale dove poter rivivere quello stare comunitario cha ha caratterizzato l’adolescenza di così tanti iscritti (e non) alle comunità ebraiche italiane.

Da settembre di due anni fa, infatti, tramite iniziative diverse o con scopi altri, sono state messe le basi per quella che oggi sta prendendo la forma del Beit Tarbut – Casa culturale Milano.

Il progetto ha basi chiare: creare uno spazio sicuro e intimo dove potersi esprimere; essere luogo di riferimento culturale comunitario; essere partecipato e gestito democraticamente dalle persone che lo vivono; riferirsi ai valori dell’Hashomer.

Anche il processo di creazione di queste basi è stato comune e non univoco, seguendo l’idea che per creare una comunità laica, di sinistra ed ebraica servano proprio le persone, ognuna con la propria esperienza e le proprie passioni. Oltre a gettare le basi per questa visione tramite tre incontri tenuti da aprile a giugno di questo anno, la casa culturale ha già inaugurato formalmente le sue attività: tra queste un ulpan di ebraico, eventi di balli ebraici e kabbalot shabbat laiche a tema per giovani tra i 20 e i 30 anni – un esempio di attività che va avanti da anni con successo è inoltre il coro Kol Hashomrim gestito da Manuela Sorani.

Non è abbastanza, ma è un luminoso inizio. L’anno prossimo aggiungeremo altre attività, presentando un programma a fine settembre. Chi sa, magari in un futuro non troppo lontano ci sarà una casa culturale ebraica laica con eventi, seminari, lezioni ogni giorno diverse e con collaborazioni con altre realtà ebraiche e non. Si fa presto a sognare, ma ci pare un sogno non troppo irrealizzabile.

Non è il primo tentativo, forse non sarà neanche l’ultimo, è una strada che con passione, o forse febbrilmente, continueremo a percorrere.

Siamo sempre a disposizione se siete interessati!

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