IL SETTANTACINQUESIMO ANNO

  Reuven Ravenna

 

Sono venuto per la prima volta in Israele nel gennaio del ‘55. Giungevo da una Italia ancora in uno stato si può dire postbellico e come ebreo risentivo delle ferite della Shoah che avevano toccato anche la mia famiglia. Arrivavo in un paese che stava accogliendo centinaia di ‘olim all’interno di un regime socialdemocratico uscito appena vittorioso dall’attacco concentrico degli eserciti arabi, i quali avevano sempre minacciato lo Stato ebraico sin dagli inizi della sua esistenza.

Sono trascorsi settantacinque anni da allora. Stiamo vivendo in un mondo di conflitti tra valori contrastanti. L’Eretz Israel chaluzistica vive nel ricordo nostalgico degli anziani.  Come altri paesi siamo immersi in uno scenario globale dominato dalla destra, seppur con connotati specifici. E il conflitto arabo israeliano, o meglio israelo-palestinese, è più che mai allo stallo, passato in entrambe le parti alle nuove generazioni! Certo è umano guardare il passato con un senso inevitabile di nostalgia, ignorando i drammi di quei giorni. Oggi non so affrontare i miei dubbi e le mie preoccupazioni da trasmettere soprattutto agli amici italiani! “Abbiamo affrontato il Faraone e supereremo ancora una volta i drammi e le lacerazioni del presente” sentenzia la secolare saggezza di Israele. A tutti gli ebrei in Italia e agli Italkim un grande Augurio di Azmauth Sameach!

Rehovot 24/04/23

Dipinto di Samuele Navarro