di Galileo l’ebreo
Nei giorni precedenti le elezioni per il rinnovo del consiglio comunitario mi è capitato di ascoltare una conversazione tra Isacco Beiacco, Pino Grappolino e il Sommo Equilibrista. Sono volti familiari a tutti gli ebrei torinesi che non hanno bisogno di presentazione. Anche se la mia memoria ogni tanto fa cilecca e sono pure un po’ sordo, spero di non aver dimenticato o frainteso qualche battuta. In ogni caso riporto qui quello che ricordo del loro dialogo.
Beiacco – Buongiorno Grappolino!
Grappolino – Mmm… ’giorno.
Beiacco – Finalmente le elezioni nella nostra bella comunità!
Grappolino – A quanto pare.
Beiacco – Una comunità che cos’è? Com-unità, cioè tutti insieme a costituire una unità. Per questo mi chiamano Beiacco, in ebraico significa “insieme”.
Grappolino – Veramente qui leggo “Comunità futura”.
Beiacco – Oh, perbacco! (confuso, guarda il manifesto elettorale) Qualcuno deve aver pasticciato all’ufficio anagrafe.
Grappolino – Capita quando si cambia nome ogni quattro anni.
Beiacco – Però il concetto non cambia, leggi sul manifesto: “L’ebraismo a più voci. La voce dei giovani e la voce degli anziani, la voce delle donne e la voce degli uomini, la voce dei più osservanti e la voce dei meno osservanti, la voce di chi è vicino e la voce di chi è lontano…”.
(Beiacco continua a leggere gesticolando mentre Grappolino rimane immobile, labbra socchiuse, palpebre calanti. Alla fine si assopisce)
Beiacco – “… tante voci per un’unica comunità”. (termina la lettura) Ma stai dormendo?
Grappolino – (si stiracchia) Non ho perso una parola.
Beiacco – (pieno di speranza) E… ti piace?
Grappolino – Non saprei. Comunque secondo me lo avete scopiazzato da Qohelet. Sai, quando dice: “Tempo per nascere e tempo per morire, tempo per piantare e tempo per sradicare, tempo per questo e tempo per quest’altro”.
Beiacco – In effetti una somiglianza di ritmo c’è…
Grappolino – …sono entrambe cantilene soporifere. Con rispetto parlando, s’intende.
Beiacco – Però “Comunità futura”…
Grappolino – …plagia testi vecchi oltre venti secoli.
Beiacco – (indignato) Guarda che il futuro ha un cuore antico! L’ho letto in un libro di Carlo Levi.
Grappolino – (a bassa voce) Questo però avrei dovuto dirlo io.
(pausa)
Beiacco – Senti, permettimi una parola. So che c’è stata ruggine tre lustri fa, al tempo in cui Torino era appena uscita dalle olimpiadi, negli Stati Uniti veniva eletto per la prima volta un presidente nero e qui da noi il partito della attuale premier neanche esisteva.
Grappolino – (con aria sognante) Il tempo in cui Berlusconi faceva l’amicone di Putin, dilagava la crisi economica e la Juve si era beccata da poco la penalizzazione. Proprio un altro mondo.
(arriva il Sommo Equilibrista)
Sommo Equilibrista – Buongiorno! Avete visto? In quattro anni qualche grana c’è stata, sfido però a trovarne anche solo una dovuta a divisioni ideologiche di lista. Di qui e di là ogni tanto si è dovuto risolvere qualche pasticcio, per fortuna niente di davvero preoccupante. Sono le persone a fare la comunità, mica le liste! Insomma, avevo ragione quando proponevo un listone unico o no?
Beiacco – Sì!
Grappolino – No!
Sommo Equilibrista – Perché no?
Grappolino – No!
Sommo Equilibrista – (rabbuiato) Non capisco. Non volete una lista unica?
Grappolino – No!
Sommo Equilibrista – Non volete collaborare?
Grappolino – No!
Beiacco – (mormorando tra sé) Siamo alle solite, è entrato in loop.
(dieci secondi di silenzio cristallino)
Sommo Equilibrista – (con aria disinteressata, proseguendo come se niente fosse) Neanche se il candidato presidente indicato dal listone è un sommo equilibrista?
Grappolino – Chissà chi sarà mai… comunque no.
Beiacco – Noi già quattro anni fa eravamo per una lista unica, comprensiva di tutte le anime della comunità.
Grappolino – E allora?
(cala di nuovo il silenzio)
Beiacco – (pensieroso) La parola anavim significa “umili”, giusto?
Grappolino – Non siamo noi quelli!
Beiacco – Mi pareva…
Grappolino – (scandendo le sillabe) Noi siamo l’uva! (tira fuori una fiaschetta di grappa quasi vuota, stappa e beve)
Beiacco – Dopo la vostra vittoria nel lontano 2011 e la successiva, immediata fine del rabbinato di Birenbaum a Torino ci sono state altre due tornate elettorali. Come sono andate?
Sommo Equilibrista – Una vittoria dei Beiacchi e un pareggio in cui i Beiacchi avevano comunque preso più voti.
Beiacco – Già, e noi Beiacchi, uniti al partito della piola… pardon, ai Grappolini, abbiamo sostenuto il Sommo Equilibrista.
Sommo Equilibrista – Siete pentiti?
Beiacco – Per nulla. Siamo felici della scelta fatta otto anni fa, ribadita quattro anni fa e ribadita ancora questa volta. Ma è evidente che sui temi caldi, quelli che erano divisivi quindici anni fa, c’è stato pieno rientro nella linea oggi maggioritaria nel rabbinato italiano.
Grappolino – Era ora, dopo l’amnistia generale e i petardi di Bimbumbam.
Beiacco – Chi?
Grappolino – Ma sì, Birenbaum. Mmm… rav Birenbaum.
Beiacco – Ecco, vedi: devi ammettere che anche senza vincere le elezioni negli ultimi anni è la vostra visione di comunità che si è affermata.
Grappolino – No!
Beiacco – (stupito, gli occhi sgranati) Eh?
Grappolino – Volevo dire, sì!
Beiacco – (si rilassa) Ahh… forse un riflesso condizionato?
Grappolino – (tra sé) Questo non mi doveva scappare.
Sommo Equilibrista – È perché non ci sono più argomenti davvero divisivi, non mi sembra sia un male.
Grappolino – Ecco!
Beiacco – Ammesso e non concesso che sia così… allora perché il nostro Grappolino qui si ostina a perpetuare in eterno divisioni più che sepolte?
(Grappolino si allontana fischiettando con aria disinteressata)