di Lia Levi Diena

Sono trascorsi quasi 50 anni e molto si è aggiunto alla conoscenza dell’ebraismo presso i non ebrei: l’istituzione del Giorno della Memoria, la Giornata Europea della Cultura Ebraica, i numerosi siti ebraici on line, i rapporti interconfessionali con Cristianesimo e Islam, solo per citarne alcuni, ma mi piace ricordare questo piccolo tassello iniziale.

Nel lontano 1977 insegnavo al VI Istituto Tecnico per Periti Aziendali e, nella classe 3`L, collaboravo con una cara collega con la quale avevamo organizzato delle lezioni interdisciplinari di Storia e Storia Economica. La scolaresca era molto interessata e collaborativa (un’eccezione in quegli anni di caotica contestazione) e tutti dedicavamo ore extra per ricerche in biblioteca e lezioni supplementari.
Un giorno la mia collega mi disse: “Mi sai dire perché gli ebrei compaiono nei libri di Storia al tempo dei Romani e poi scompaiono per ricomparire 2000 anni dopo, per essere sterminati da Hitler? Puoi venire nelle mie classi a raccontare la Storia?”
Non ero in grado di farlo in modo professionale ma chiesi a Giorgina Arian Levi (z.l.) di farlo al mio posto e Lei fece una lectio magistralis.
Incominciò allora, fra i miei colleghi, la richiesta di portare le scolaresche in Sinagoga. A titolo di amicizia feci venire alcune scolaresche alle funzioni di shabbath.
La cosa non piacque a Rav Colombo, allora Rabbino Capo della Comunità di Torino: aveva perfettamente ragione; le visite disturbavano la funzione e non erano produttive di alcuna conoscenza perché ovviamente non si poteva dare nessuna spiegazione o rispondere alle domande. Il Rav era favorevole alle visite purché non si svolgessero durante le funzioni.
Così un gruppo di volontarie dell’ADEI (Associazione Donne Ebree Italiane) si mise a disposizione per fare da cicerone.
Si sparse la voce della possibilità per le scuole, dalle elementari alle superiori, di visitare la Sinagoga e,  ben presto, le richieste, per lo più da parte degli insegnanti di religione, si fecero numerose e fu necessaria la prenotazione presso la segreteria della Comunità.
E fu un bene perché, quando agli inizi degli anni ’80, eventi drammatici nazionali ed internazionali portarono alla ribalta della cronaca ebrei e Israele, la Comunità di Torino aveva un servizio già organizzato per far fronte alle numerose richieste di visite.

Ma la storia continua.
Chiesi agli insegnanti delle scolaresche delle classi elementari e medie inferiori di inviarmi gli elaborati fatti dai ragazzi dopo la visita e così raccolsi un dossier di disegni e commenti molto interessanti. Organizzai un pomeriggio all’ADEI per   mostrarli e commentarli ma purtroppo dovetti precipitosamente lasciare questo compito a Nedelia Lolli Tedeschi (z.l.) perché quel giorno mio padre ebbe un malore.
Non so più che fine abbiano fatto quei disegni: forse giacciono in fondo a qualche armadio in Comunità e sarebbe interessante riproporli e confrontarli con le relazioni del gruppo di volontari che continua ad accogliere le scolaresche, se non altro per constatare se e quali miglioramenti si sono avuti nel campo della conoscenza dell’ebraismo presso i non ebrei.

 

Michael Kovner, Dancer 1

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