di Silvia Mosseri

Ricetta energetica per affrontare l’arrivo della nuova stagione primavera estate 2023

Metti insieme un candidato presidente sotto i 40 anni, già molto attivo nelle istituzioni comunitarie, due gruppi da sempre impegnati per il bene comunitario e tutti coloro che intendono collaborare. Il risultato? Un nuovo modo di fare squadra totalmente focalizzato a supportare un leader giovane e preparato per affrontare con energia positiva l’appuntamento delle nuove elezioni della comunità di Roma.

Praticamente impossibile fare una analisi comparativa tra le ultime elezioni e queste, se consideriamo che dal 2019 abbiamo assistito ad uno stravolgimento in tutti gli aspetti della nostra vita che mai avremmo pensato di dover affrontare e che ha stravolto anche il nostro modo di vivere l’ebraismo. Soffermiamoci per un attimo su questo aspetto: una pandemia globale ci ha tenuto lontani non solo dalle sinagoghe ma dalle famiglie, dagli affetti più cari, cancellando in un attimo il senso profondo del minian e dello zibbur ovvero della espressione pubblica e collettiva dell’ebraismo.

Non più tefillot, sedarim insieme e impossibilità per i nostri ragazzi di frequentare i campeggi, di viaggiare e di socializzare in ambito ebraico, poi la guerra di attacco della Russia all’Ucraina e la domanda dolorosa e disorientante per noi figli (tutti) di sopravvissuti o di profughi: come è stato possibile? E come possiamo concretamente aiutare?

E per ultima la incredibile situazione israeliana: sempre all’erta verso minacce esterne, Israele si trova ad affrontare una terribile crisi interna. Questo ha cambiato anche la modalità con la quale l’ebreo della diaspora si relaziona con Israele? Se Israele chiede di schierarsi con chi stare è giusto schierarsi.

Non ultima la elezione di Giorgia Meloni come primo ministro in Italia, la vittoria schiacciante di Fratelli d’Italia e l’inevitabile shock valoriale che questo ha portato con sé, insieme ad una profonda spaccatura in seno all’ebraismo italiano.

Se sino a qualche tempo fa rimaneva comprensibile schierarsi con politici a favore di Israele come è possibile conciliare oggi questo, quando il supporto viene dai diretti eredi del fascismo ben più a destra e meno consapevoli di Alleanza Nazionale e quando oggi la minaccia per Israele è molto più interna che esterna? O almeno senza una coesione interna qualsiasi minaccia esterna diventa ingestibile.

Ecco che sono saltati tutti i nostri schemi. Dai più intimi e privati, come la frequentazione degli affetti, al rapporto con Israele e con la politica. Tutto va rivisto, rianalizzato e rivalutato con spirito identitario ancora più saldo ma con la flessibilità necessaria per cavalcare l’incredibile turbolenza.

Dobbiamo rafforzare, rassicurare e rienergizzare in primis i nostri ragazzi, i nostri giovani che hanno perso molti punti di riferimento e metterci al loro servizio. Intessere con Israele dei nuovi rapporti impostati su una profonda comprensione e conoscenza delle dinamiche interne passando dalla tassativa conoscenza dell’ebraico. Ma soprattutto non lasciare nessuno indietro. Non è più tempo di etichette o dita puntate perché dobbiamo nuotare tutti nella stessa direzione, sempre.

Costruire progetti il più possibile condivisi, perché le risorse sono sempre più scarse e non si può più remare contro in un’ottica individualista o di mantenimento di potere o di uno status quo che obiettivamente non esiste più. Su queste basi ci siamo ritrovati con spirito rinnovato  e con entusiasmo per lavorare insieme ad una comunità che faccia tesoro di ogni singolo componente: perché non possiamo permetterci di lasciare nessuno indietro, perché abbiamo bisogno del contributo di tutti, per una maggioranza che sia il più ampiamente condivisa. Una maggioranza che individui le professionalità prima ancora dei ruoli formali e che metta a sistema una rete di eccellenza che ci permetta di navigare in acqua tempestose. Eccellenza che non necessariamente attinge al titolo di studio ma soprattutto alla capacità di ascolto, di inclusione, di creazione di una squadra in grado di collaborare e di fare rete. Ed ecco quindi un candidato di 37 anni già presidente dell’Unione dei Giovani Ebrei d’Italia che si presenta come potenziale futuro presidente della Comunità più antica d’Europa. Un bel contrasto generazionale per affrontare sfide vecchie e nuove con un pensiero limpido e lucido. Con lui scendono in campo tutte le anime progressiste della Comunità e i gruppi di Menorah e Binah. Con Daniele Billy Regard guardiamo al futuro con l’energia dei giovani, l’esperienza di tanti compagni di avventura, tutti in armonia nella stessa casa.

Da qui il nome della lista Ha Bait come auspicio per una consiliatura concreta e accogliente come una casa.

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