di Giuliano Colla

Il terzo comandamento, che compare identico sia nell’Esodo che nel Deuteronomio, vieta di “pronunciare invano il nome del Signore tuo Dio”. Basta un minimo di conoscenza della Torà per rendersi conto che anche questa è una prescrizione etica, come lo sono tutte le altre. Non attribuisce un valore magico e misterioso al tetragramma, ma si può riassumere in un colloquiale “non azzardarti a usare il nome di Dio per giustificare le tue azioni”.

Se si pensa a quel che è stato commesso in nome di Dio non si può non riconoscere il grande valore di questo comandamento. “Dio lo vuole”, e partono i massacri delle Crociate. Re per “grazia di Dio” sono i re europei che hanno imperversato in Europa prosperando sulla miseria dei sudditi, e scatenando guerre solo per soddisfare le proprie ambizioni. “Uccideteli tutti, Dio riconoscerà i suoi” è la caritatevole direttiva del legato apostolico al condottiero che avrebbe voluto massacrare solo gli Albigesi, risparmiando, bontà sua, i Cattolici, ma non sapeva come distinguerli. Fino ad una leader politica dei giorni nostri che si è fatta eleggere promettendo di “difendere Dio”!

L’impostazione generale della Torà è molto più “laica” di quanto chi la interpreta con bigotteria vuole far credere. Il rabbino Sierra, forse l’ultimo esponente dell’antica cultura ebraica “italiana” con oltre due millenni di storia alle sue spalle, molto meno influenzata da altre religioni e da altri ambienti culturali, come, ad esempio, la cultura ashkenazita, diceva: “la Torà non è né un libro di storia, né un trattato scientifico, è un testo di etica. Quando vi leggiamo qualcosa non dobbiamo chiederci se è vero, o scientificamente corretto, dobbiamo chiederci che cosa vuole insegnarci”.

Così la Torà ci insegna a diffidare dei miracoli. Davanti al Faraone Aronne trasforma la sua verga in serpente, ma i sacerdoti egizi fanno altrettanto (Shemoth 7,11). Sarà accaduto realmente? Nessuno può dirlo, ma con questo racconto la Torà ci dice che i miracoli non sono un segnale divino.

Allo stesso modo la Torà ci insegna a diffidare dei profeti.  Devarim 18.21: “Come potremo riconoscere la parola che non fu pronunziata dal Signore? Quando il profeta parli nel nome del Signore, e la cosa (annunziata) non si verifichi e non avvenga; quella è la parola ch’il Signore non ha pronunziata, il profeta la pronunziò per propria tracotanza, non devi temere di lui.” L’insegnamento è: mai accettare la parola di un profeta “a scatola chiusa” (e magari verificare se le spade sono state veramente mutate in aratri prima di proclamare che il rebbe di Brooklin è il Messia!).

Allora, che cosa vuole insegnarci il terzo comandamento? A non tirare in ballo Dio invano. A non  usarlo per i nostri scopi. Da quelli più modesti e bigotti, come usarlo per ostentare la propria “ortodossia”, scrivendo D-o in luogo di Dio, o sbattendo un ב״ה su ogni pezzo di carta, a quelli più  drammatici, come sabotare i tentativi di pace con i Palestinesi andando a insediarsi nei territori loro destinati dagli stessi accordi che hanno permesso la creazione dello stato ebraico, fino ad assassinare un Presidente troppo “morbido”. In quel caso ci sarebbe anche un “non uccidere”, ma chi non rispetta il terzo se ne fa un baffo anche degli altri comandamenti!

Ogni D-o o G-d o quel che sia, ogni  ב״ה che troviamo è una violazione del terzo comandamento, un segno che qualcuno ha scelto di dare più importanza all’apparire un buon ebreo che a esserlo. Aggirare una proibizione storpiando una parola o usando una perifrasi non è certo quello che la Torà ci insegna.

Tanto per citare esempi illustri, nel Commento alla Torà di Dante Lattes (che di ebraismo qualcosa ne sapeva!), come nelle sue altre pubblicazioni, nella traduzione della Torà di Shadal (che anche lui ne sapeva parecchio) la parola Dio è scritta normalmente, e non c’è nessuna traccia di pleonastici (e blasfemi) “ב״ה”.

Se qualcuno dei nostri “chachamìm”, invece di scimmiottare le peggiori bigotterie altrui, che non sono nelle nostre bimillenarie tradizioni, si preoccupasse almeno di rispettare e far rispettare i 10 comandamenti, terzo compreso, non faremmo un bel passo avanti?

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