di Shanna Orlik, Tel Aviv

Israele è spinto, ancora una volta, a nuove elezioni dopo che il “governo del cambiamento” Bennett-Lapid è andato in pezzi. Il 1° novembre 2022 i cittadini israeliani torneranno a votare per la quinta volta in quattro anni. Nel frattempo, Yair Lapid, leader del partito Yesh Atid, è succeduto a Naftali Bennett come Primo Ministro di Israele in questo governo ad interim: non solo fino alle elezioni, ma fino a quando non si formerà un’altra coalizione… E potrebbe volerci un po’!

Come abbiamo già visto innumerevoli volte, formare una coalizione con 61 o più parlamentari è una vera sfida di questi tempi. La stragrande maggioranza dei partiti non vuole dare una mano a Benyamin Netanyahu, dato il suo processo in corso per corruzione e abuso di potere; ma quelli che invece sono pronti a dargliela potrebbero essere in grado di formare il prossimo governo, e questo dovrebbe essere un campanello d’allarme sia per gli israeliani sia per gli ebrei della diaspora che credono in Israele come stato ebraico e democratico.
Un tale governo sarebbe basato sul partito Likud guidato da Netanyahu, i due partiti ultraortodossi e il partito del sionismo religioso guidato da Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir, due estremisti nazionalisti coinvolti in organizzazioni terroristiche ebraiche, i cui obiettivi politici sono rafforzare gli avamposti violenti e illegali in Cisgiordania e portare al governo l’ideologia kahanista basata sull’eredità di Baruch Goldstein [NdR: autore del massacro di ventinove palestinesi a Hebron nel 1994] .

Mentre osserviamo l’ascesa di partiti e ideologie estremisti e razzisti in Europa, un processo simile avviene anche qui in Israele, con il pieno sostegno interessato di Netanyahu e dei suoi “alleati speciali”, che cercano di tornare al potere.
Israele è a un bivio e il suo futuro sarà deciso in meno di cento giorni.

I travagli del Meretz

Nel partito Meretz, situato a sinistra delle mappe politiche dei partiti sionisti, si terranno le primarie e i membri potranno votare per decidere chi diventerà il prossimo presidente del partito e chi saranno i candidati alla Knesset.

È stato un periodo agitato nel nostro partito piccolo e ideologico. Far parte del governo di unità nazionale formato da partiti molto diversi ha avuto il suo peso perché Meretz è il partito di questa coalizione che ha pagato il prezzo più alto dovendo scendere a compromessi più e più volte. Questa situazione ha spinto il partito all’angolo. Il più criticato è stato l’attuale capo del partito Nitzan Horowitz, ministro della salute, in particolare per la decisione di coinvolgere la parlamentare Ghaida Rinawi-Zoabi, divenuta famosa per aver votato contro la coalizione e il suo stesso partito in diverse occasioni. Di recente abbiamo sentito parlare molto di Issawi Frej, che ha servito come ministro della cooperazione regionale, il secondo ministro arabo nella storia di Israele, un politico dominante di Kfar Qasem, attivista per la coesistenza e la pace, che ha annunciato all’inizio di luglio che stava lasciando il Meretz e chiudendo la sua vita politica. Non se ne va senza fare scalpore: ha detto ai giornalisti che pensava che Nitzan Horowitz dovesse dimettersi e che il partito dovesse essere guidato da Zehava Galon, che lo guidava anni fa e da allora si è ritirata dalla politica. Ha anche espresso la sua opinione su Yair Golan, maggiore generale in pensione dell’IDF e attualmente parlamentare e viceministro dell’economia, affermando che non rappresenta i valori del Meretz. Ciò è avvenuto in risposta a Golan che ha annunciato la sua decisione di candidarsi alle primarie per sostituire Horowitz come presidente del partito.
Il leader del partito laburista, Merav Michaeli, attuale ministro dei trasporti e unica donna a presiedere un partito in Israele, ha rifiutato qualsiasi proposta di fusione tra il suo partito e il Meretz. Il suo rifiuto di discutere insieme una potenziale lista congiunta di Meretz e Avodà è visto da molti israeliani di centrosinistra come un alto rischio di perdere il Meretz se non supera la soglia di sbarramento [NdR: del 3,25% per le elezioni politiche]. Molti spingono, quindi, per una lista unificata che tutti gli elettori di sinistra sosterrebbero. Sfortunatamente i sondaggi sembrano mostrare che, se entrambi i partiti si candidassero separatamente, potrebbero effettivamente ottenere più seggi che correndo insieme. Ma se il Meretz non raggiungesse la soglia, tutti quei voti andrebbero persi e i seggi ridistribuiti a vantaggio dei partiti di destra. È così che funziona il sistema elettorale proporzionale in Israele, ed è stato fondamentale in altri casi, come per la formazione della precedente Lista Unita che teneva insieme quattro partiti arabi che temevano altrimenti di non raggiungere la soglia di sbarramento.
Vivremo elezioni storiche, poiché vengono dopo un governo storico. Dopo più di un decennio di politica volta a dividere la nostra società, a mettere le comunità una contro l’altra, il governo Lapid-Bennett ci ha insegnato alcune importanti lezioni:

La Terra non ha smesso di girare quando Netanyahu ha perso il potere. Israele è rimasta la stessa il giorno in cui Bennett è diventato Primo Ministro.

Ma poi Israele ha iniziato a cambiare, in meglio, perché ora abbiamo imparato che possiamo avere un governo che rappresenti la maggior parte dei cittadini, che siano ebrei o arabi, ortodossi o laici, di destra o di sinistra, ed è possibile per quei rappresentanti eletti lavorare insieme, approvare i bilanci statali, guidare le riforme, mantenere la calma al confine di Gaza, neutralizzare il terrorismo, gestire i colloqui sulla scena internazionale, portare la pace con i vicini in Medio Oriente e molto altro ancora.

Ho avuto il privilegio di far parte di questo governo storico di cambiamento come consigliera del viceministro dell’economia per gli affari della società araba. Il nostro governo ha stanziato più di 30 miliardi di shekel per un piano quinquennale con lo scopo di migliorare l’uguaglianza e la qualità della vita del 21% dei cittadini arabi. Ho visto quanto sia trascurata questa popolazione e quanto sia forte il desiderio di ottenere pari opportunità. Dobbiamo continuare: il prossimo governo deve essere guidato dall’impegno a servire tutti i cittadini allo stesso modo e non sarà così se lasciamo che Netanyahu formi una coalizione.
Dobbiamo entrare in questa nuova tornata elettorale pieni di determinazione; il lavoro che abbiamo iniziato per combattere il razzismo e abbattere le disuguaglianze è appena iniziato. Questo governo ha gettato le basi per un profondo cambiamento strutturale. In vista delle prossime elezioni la sinistra deve combattere: questa è una guerra alla nostra democrazia e il popolo ebraico nel suo insieme non può permettersi di lasciare che la corruzione, l’ideologia suprematista e il controllo su milioni di palestinesi siano la norma in Israele. Israele merita di meglio e lo scorso anno ci è stato ricordato che è possibile.

(traduzione di Beatrice Hirsch)

 

Shanna Orlik, parigina, cresciuta nel movimento giovanile Hashomer Hatzair, vive a Tel Aviv da più di dieci anni. Attualmente lavora come Consigliera del viceministro dell’economia, Yair Golan. In quanto membro attivo del partito Meretz ha deciso di candidarsi alle primarie del partito che si terranno ad agosto.

Vignetta di Davì

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