di Manfredo Montagnana

Nel maggio del 1959 – a 15 anni dunque dalla Liberazione – il CGE (Centro Giovanile Ebraico) di Torino organizzò la lettura serale di un testo sulla partecipazione ebraica alla lotta antifascista ed alla Resistenza a Torino, testo ricostruito attraverso una serie di interviste effettuate da Manfredo Montagnana ed Emilio Soave. Un anno dopo Ha – Tikwà, l’organo nazionale della FGEI (Federazione Giovanile Ebraica d’Italia), pubblicò in quattro puntate successive  il testo di quella lettura, elaborato da Emilio Soave.

Quello che segue è un elenco sicuramente incompleto degli ebrei piemontesi attivi durante il fascismo e combattenti nelle formazioni partigiane. La maggior parte si trova negli articoli di Ha – Tikwà, alcuni compaiono anche nell’Archivio del CDEC, altri vivono solo nei miei ricordi, talora confortati da Wikipedia. Mi pare doveroso ricordarne i nomi: Emanuele Artom, Ugo Berga, Giuseppe Bolaffi, Cesare Colombo, Leo Debenedetti, Franco Diena, Paolo Diena, Sergio Diena, Aldo Fernex, Raffaele Jona, Giorgio Latis, Carlo Levi, Gino Levi, Giuseppe Levi, Leo Levi, Oscar Levi, Primo Levi, Riccardo Levi, Franco Montagnana, Aldo Muggia, Isacco Nahoum (Maurizio Milan), Silvio Ortona, Sergio Piazza, Walter Rossi, Attilio Segre, Bruno Segre, Giuliana Segre, Marco Segre, Silvio Tedeschi, Ferruccio Valobra, Carlo Vercelli, Ildo Vivanti.

A questi vanno  aggiunti i molti ebrei antifascisti costretti all’esilio ai quali si devono la sopravvivenza dei partiti posti fuori legge ed i collegamenti con i nuclei di resistenti in patria; e fu proprio questa solida base che garantì la nascita e la vittoria della resistenza armata dopo l’8 settembre 1943.

Non è certo possibile tracciare qui anche solo per sommi capi le vicende di così tante personalità che hanno vissuto durante un periodo storico così importante, ma il ricordo dei nomi mi suggerisce di avanzare una proposta ai nostri lettori: contribuire con ricordi e testimonianze  su parenti ed amici ebrei che durante il ventennio fascista e la guerra di liberazione hanno rinunciato ai loro interessi personali accettando le conseguenze del loro impegno che in molti casi hanno comportato il sacrificio della vita.

È ben vero, come ho già accennato, che esiste un abbondante materiale documentale presso vari enti come il CDEC, l’Archivio Ebraico Terracini, l’ANPI, l’ANPPIA e associazioni come l’Istituto Gramsci. D’altra parte mi pare importante, soprattutto in anni in cui è sempre più difficile far risaltare i valori sostenuti dagli antifascisti, aggiungere nomi e ricordi del loro impegno e del loro sacrificio. 

Spero che la presenza in questo numero di Ha Keillah dell’articolo di Beppe Segre sulla figura di Enrico Loewenthal spinga i lettori ad accogliere la mia proposta..

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