di Tullio Monti

In occasione della scomparsa di Bruno Segre si sono verificati alcuni strani fenomeni.

Alcuni hanno voluto trasformare la figura di questo indomito combattente per le libertà in una sorta di “santino” laico , che Bruno stesso, allergico alla retorica, avrebbe rigettato; altri invece hanno inteso celebrare alcuni aspetti della sua poliedrica figura, oscurandone totalmente altri (soprattutto la sua appartenenza al Partito Socialista e alla Massoneria), quasi che la personalità di Bruno potesse essere fatta a fette come un salame o come se da essa ci si potesse servire alla stregua di un menù “a la carte”. Al contrario, la personalità irripetibile di Bruno Segre va accettata per quella che era nella realtà, in tutti i diversi aspetti che la componevano, come molteplici facce di uno stesso cristallo.

Segre fu uno straordinario combattente per le diverse libertà, in cui ciascuna delle cause per cui si spese generosamente per oltre un secolo si teneva con tutte le altre, in un percorso ideale coerente e conseguente. Fu un militante laico intransigente e rigoroso (specie contro il Concordato tra stato e chiesa cattolica), non solo anticlericale – come dovuta risposta al clericalismo altrui – ma a volte anche antireligioso, con non poche asperità di pensiero e di linguaggio nei confronti di tutte le diverse fedi religiose, considerate alla stregua di superstizioni; per decenni fu presidente dell’Associazione Nazionale del Libero Pensiero “Giordano Bruno”, nonché della sua sezione torinese e direttore della rivista “Libero Pensiero”. Fu un massone esemplare e dichiarato, appartenente al Grande Oriente d’Italia, pur se dichiaratamente ateo (fatto in teoria non compatibile con l’appartenenza massonica), particolarmente impegnato nella battaglia cremazionista (per 40 anni presidente della Federazione Italiana delle Socrem), pioniere del naturismo in Piemonte. Fu instancabile attivista per i diritti civili, dal divorzio e dall’aborto (a fianco di Loris Fortuna), all’obiezione di coscienza al servizio militare, all’eutanasia. Fu avvocato impegnato sempre nella difesa dei più deboli. Fu giornalista instancabile dal grande impegno civile e per oltre 70 anni direttore del periodico L’Incontro. Fu antimilitarista, ma non pacifista, né nonviolento (pur avendo difeso tali cause come avvocato, come nel caso di Pietro Pinna, il primo obiettore italiano), come dimostra la sua scelta di impugnare personalmente le armi contro i fascisti ed i nazisti. Fu ebreo antifascista e partigiano combattente (nelle formazioni di Giustizia e Libertà), con sprezzo del pericolo ed a rischio vero della vita. Fu, da socialista libertario, laico e garantista, esponente e dirigente del Partito Socialista Italiano, in cui militò a lungo nella Sinistra lombardiana, ricoprendo la carica di capogruppo socialista in consiglio comunale a Torino dal 1975 al 1980 e il ruolo di presidente della Commissione provinciale di Garanzia del PSI torinese a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, rimanendo iscritto al PSI fino al 1992 (contrariamente a quanto erroneamente riportato da molti organi di informazione), quando se ne distaccò, non condividendo la linea del partito nell’affrontare la vicenda di Tangentopoli.

Bruno, come spesso accade alle personalità di spicco, ebbe un carattere non facile, a volte ingombrante e spigoloso, essendo per natura poco incline a toni felpati o a facili compromessi, ma tale sua caratteristica me lo fece molto amare, forse un pochino rispecchiandomi in questa sua indole ribelle.

Io fui amico di Bruno per oltre 40 anni, frequentandolo a più riprese ed in vari ambiti, sempre legati da stima reciproca e da altrettanta schiettezza e sincerità di rapporti, quasi sempre in assenso tra di noi e qualche rara volta in dissenso, senza che mai il nostro rapporto ne risultasse incrinato.
Conobbi Bruno nel 1982 quando, da giovane socialista (provenendo nel 1981 dal Partito Liberale) organizzai un convegno per l’abrogazione del Concordato tra stato italiano e chiesa cattolica, al quale, oltre che Bruno, invitai a partecipare gli indimenticabili Carlo Ottino (all’epoca militante dell’estrema sinistra del PSI e referente torinese dell’ALRI-Associazione per la Libertà Religiosa in Italia) e Giorgio Bouchard (al tempo Moderatore della Tavola valdese), ai quali fui poi, nei decenni successivi, legato da grande amicizia personale. Approfondii poi la conoscenza di Bruno nella comune militanza politica nel PSI, anche se, dopo il 1992, non condivisi la sua scelta di fiancheggiare Antonio Di Pietro, prima come magistrato, nella sua “crociata” contro la prima repubblica e poi come esponente politico, ritenendo che il suo appoggio a quest’ultimo, esponente di un giustizialismo populista ed arruffapopolo, contraddicesse tutta una vita spesa anche al servizio del garantismo giuridico: glielo dissi chiaramente e la stima reciproca non ne venne scalfita.

Infatti, quando, nel 2005 decisi di fondare la Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni, che durante la mia presidenza, per oltre un decennio, fu il più attivo istituto culturale piemontese e la più significativa associazione laica italiana, una delle prime personalità cui chiesi di farne parte, come socio fondatore, fu proprio Bruno, che volli fortemente che fosse uno dei tre componenti del Comitato dei Garanti (insieme al grande filosofo liberale Carlo Augusto Viano ed a Carlo Ottino), carica che egli mantenne fino al 2013, quando su mia proposta, venne eletto presidente onorario della Consulta (fino al suo scioglimento nel 2015). Bruno, peraltro, mi chiese di far parte per parecchi anni, del Consiglio direttivo della sezione torinese dell’Associazione Nazionale del Libero Pensiero “Giordano Bruno”, nella quale volle che svolgessi anche per un breve periodo il ruolo di tesoriere.
Nel 2008 (in un periodo in cui i più non si ricordavano della figura di Segre), in occasione della grande manifestazione “Laici in Piazza” che la Consulta organizzava ogni anno nella ricorrenza del XX Settembre 1870, dal palco di piazza Carignano consegnai a Bruno una targa onorifica, per i suoi 90 anni di età e per i 60 anni di direzione de L’Incontro, illustrandone le molteplici e meritevoli attività al servizio della libertà.

Dopo il mio ritorno in Italia dal mio “esilio” volontario su un’isola greca, incontrai nuovamente Bruno, collaborando per la celebrazione del XX Settembre a Rivoli nel 2020 e nel 2021, che contribuii ad organizzare assieme agli amici dell’associazione La Meridiana.
Bruno Segre fu davvero, per me, nei decenni, maestro di laicità e di socialismo e compagno di mille battaglie laiche e di libertà, che sono fiero ed onorato di aver accompagnato per un tratto della sua lunghissima ed irripetibile esistenza.

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